Monza, Iacopino si difende dal calcio scommesse. L'avv. Mainini: "Nessuna prova contro di lui"

Si è svolta nel pomeriggio di ieri la conferenza stampa degli avvocati del capitano del Monza, Vincenzo Iacopino in merito al deferimento e alla successiva squalifica per tre anni e sei mesi dello stesso giocatore nel corso del processo di primo grado riguardante il calcio scommesse. In apertura è stato letto uno scritto di Iacopino, assente per impegni di famiglia: "Eventi personali mi hanno portato ad essere a Napoli perché mi è nata una nipotina - sottolinea il capitano biancorosso. - Per me sono giorni di grande delusione. Il deferimento è un'accusa pesante, ma io resto sereno anche se molto amareggiato. La mia serenità mi viene dal sapere che non ho fatto nulla. Stanno lavorando i magistrati che sono sicuro faranno bene il loro lavoro e alla fine verrà provata la mia totale estraneità".
Prende poi la parola l'avvocato Pierangelo Mainini: "Vincenzo si sente colpito da un'ingiustizia più grossa di lui e ancora oggi non se ne capacita. Ha cercato di difendersi in tutti i modi, lottando. Il suo non è un reato: non hai mai ricevuto comunicazioni di tipo penale, ma solo di tipo sportivo. Noi siamo pienamente convinti della sua innocenza, ma gli abbiamo comunque rappresentato la possibilità dell'istituto del patteggiamento che lui non ha accettato - ha sottolineato l'ex vicepresidente del Monza. - La CDN ha fatto proprie asetticamente ed acriticamente le motivazioni del procuratore Palazzi, secondo me disattendendo un compito che avrebbe dovuto avere, cioè i 'desiderata' di chi si sente ingiustamente tirato in ballo. In queste ore stiamo scrivendo l'appello che verrà depositato alla CGF domani (oggi, ndr). Abbiamo solo due giorni per poterlo disporre, ma nel cuore di ciò che stiamo facendo abbiamo voluto incontrarvi per chiarire ciò che faremo".
Riguardo allo sviluppo del processo Mainini evidenzia: "Non si è tenuto conto di molti aspetti importanti: è stato difficile vivere una dialettica processuale. Seguendo ciò che dice il procuratore Palazzi si può dire di essere colpevoli solo se si rintracciano sms, telefonate prima e dopo la partita, doppi o tripli numeri telefonici, giri strani di soldi: sono tutti elementi che inducono a ritenere che ci sia stato l'illecito sportivo. Per Iacopino non c'è nulla di tutto questo: noi abbiamo 6000 pagine di intercettazioni ed indagini e lui non è mai stato citato. Non esistono neppure riscontri nell'attività di polizia giudiziaria da parte della squadra mobile della Procura di Cremona: nessuno parla mai di Iacopino. L'unica dichiarazione è di Gervasoni ed è 'de relato'".
A questo punto interviene l'avvocato Luigi Peronetti, il quale ha curato la parte penale: "Quello che oggi vi diciamo è un concentrato di ciò che prospetteremo agli organi della magistratura della giustizia sportiva. Quello che ci lascia perplessi è l'assoluta mancanza di motivazioni: si dice in due righe che gli argomenti della difesa non sono accoglibili. Eppure c'è un dovere costituzionale di motivazione che è imposto al giudice. La Procura si è divisa in due: ci sono stati tre viceprocuratori da una parte che hanno detto 'bianco' e Palazzi dall'altra che ha detto 'nero', infine è stato scelto il 'nero' senza spiegarci il perché. Anche nel giudizio sportivo vale il principio dell'oltre ogni ragionevole dubbio. Cioè si può arrivare alla decisione di attribuire la responsabilità solo ove la responsabilità emerga oltre ogni ragionevole dubbio. In tal senso, la Corte ha deciso che Gervasoni è un correo e non un teste, quindi non poteva essere ascoltato in aula. Essendo correo vale la regola che sia attendibile intrinsecamente, ovvero ha dato la stessa versione costante in tutti i casi, anche se noi abbiamo dimostrato che non è stato così, anzi ha sempre cambiato versione. E poi ci devono essere riscontri esterni, che in questo caso non ci sono. E quando non si motiva? Quando non si hanno motivi da spendere per dimostrare una tesi insostenibile. Per Iacopino diventa così un'onta che pesa, visto che la squalifica è stata irrogata senza motivazioni e in aperta contraddizione con le carte processuali".
L'avvocato Peronetti ricostruisce quindi i fatti: "Iacopino è stato condannato praticamente da una dichiarazione di sesta mano: un tale Saverino avrebbe detto a Paoloni, il quale avrebbe riferito a Gervasoni che Stefani avrebbe detto che sarebbe stato possibile truccare una partita e che per fare questo avrebbe contattato Stefani, che avrebbe detto che ci sarebbe stato anche Iacopino. Sembra il telefono senza fili di quando si gocava da bambini. Inoltre tutti questi protagonisti hanno negato di aver detto ciò che Gervasoni ha riportato. Questa è una sentenza infamante e dannosa per il nostro cliente. Siamo comunque ottimisti sulla sentenza di secondo grado perché sarà una giustizia più tecnica".
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